Caltagirone, il CGA conferma il dissesto
Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha respinto l’appello proposto dalla società d’ambito Kalat Ambiente Spa contro l’ordinanza cautelare del Tar che, rigettato il ricorso della stessa, di Confindustria Catania e di un’impresa di pulizie contro la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune
Caltagirone,
Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha respinto l’appello proposto dalla società d’ambito Kalat Ambiente Spa contro l’ordinanza cautelare del Tar che, il 25 settembre 2013, aveva a sua volta rigettato il ricorso della stessa, di Confindustria Catania e di un’impresa di pulizie contro la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Caltagirone. Secondo il Tar, essa era stata adottata “sulla base di disposizioni non travolte dalla sentenza della Corte Costituzionale n.219 del 19 luglio 2013. Il ricorso – aveva proseguito il Tar – non presenta evidenti profili di fumus boni iuris, tenuto anche conto che la delibera impugnata (che, peraltro, si fonda su otto elementi di criticità già rilevati dalla Corte dei Conti e non contestati dalla ricorrente), pur prendendo in considerazione l’ipotesi di adesione alla procedura di riequilibrio finanziario, ritiene tuttavia impossibile la presentazione di un piano in tal senso che riesca a superare le condizioni di squilibrio rilevate. Peraltro – aveva concluso il Tar – il provvedimento impugnato si fonda sui concordanti pareri resi dagli organi tecnico – contabili”.
“La pronuncia del Cga, che ci dà ancora una volta ragione - afferma il sindaco Nicola Bonanno – è l’ulteriore conferma dell’assoluta legittimità e correttezza del nostro operato con la dichiarazione di dissesto. Si tratta di un percorso che, per quanto impegnativo, si è rivelato inevitabile, fondandosi anche sui concordanti pareri resi dagli organi tecnico – contabili (ragioniere generale e ispettore inviato dalla Regione). Esso, pertanto, si configura come la strada giusta per il risanamento dell’ente, anche perché percorsi diversi come l’adesione alla procedura di riequilibrio finanziario non avrebbero impedito, come si evince da quanto accaduto in altre realtà, l’elevazione al massimo delle aliquote”.